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Splitboard – Origini, evoluzione, materiali con Ettore Personnettaz


Serata web dedicata a Splitboard – Origini, evoluzione, materiali venerdi 27 novembre sulla piattaforma Skouty.com gestita da Ludovico Bizzocchi. Merito di Ettore Personnettaz, che normalmente in questi giorni dovrebbe definire lo Split Day Aosta Valley, che invece quest’anno non si farà a causa della pandemia coronavirus. Ettore, che è Maestro e Istruttore Nazionale di Snowboard, nel corso degli anni ha sviluppato un’autentica passione per l’andare in montagna con lo snowboard e dopo l’inizio comune a tutti con le racchette da neve, è stato uno dei primi adepti della splitboard, capendone i vantaggi evolutivi rispetto alla salita con le racchette da neve. Tra l’altro lo scorso anno ha anche scritto il libro “Freeride e Splitboard in Valle d’Aosta”, nel quale racconta i suoi viaggi sulle montagne di casa. Quindi tiene il filo conduttore della serata, fatta da una serie di immagini delle origini della splitboard, dai suoi racconti e dagli interventi dei numerosi ospiti e spettatori.

Si sa che la storia la scrivono i vincitori, questo vale per i conflitti ma anche nello sport. Lo snowboard, nato negli USA, non fa eccezione, quindi la documentazione fin qui conosciuta, racconta che la prima Splitboard ha origine negli USA da Brett “Cowboy” Kobernik che ha inventato e brevettato la Voile.
Ma scavando nelle pieghe della storia dello snowboard, Ettore grazie alla segnalazione di un altro rider storico, Erik Pernisco, ha trovato nelle pagine della rivista Skate Snow del 1990, la storia della prima Splitboard italiana,inventata e brevettata da un ingegnere di Bologna, appassionato di montagna e pioniere dello snowboard: Nicolò Manaresi.

Nicolò ha partecipato alla serata, raccontando la genesi della sua invenzione e mostrandola, una vecchia Sims tagliata in due, appunto split, e riassemblata grazie ad un attacco artigianale. La prima Splitboard era nata, purtroppo non lo era il movimento.

Chi vi scrive ha iniziato nel 1988 ad andare in snowboard, ma fino al 1995 lo snowboard era solo freestyle, principalmente Halfpipe, e i miei inizi furono ovviamente salendo con le racchette e scendendo con lo snowboard che usavo in freestyle e con gli scarponi che usavo abitualmente per girare in Halfpipe. Solo nel 2000, dopo aver iniziato praticare assiduamente lo snowboard-alpinismo, e nel frattempo aver visto in Francia che lo snowboard-alpinismo si faceva in salita usando sci corti e scarponi da scialpinismo e quindi copiato da loro questo set-up, iniziai a collaborare con Burton per sviluppare la loro splitboard. Nel frattempo, dopo le prima tavole split Voilè, arrivò anche Nitro nel 1995 brevettando la loro prima splitboard, anch’essa dotata dell’interfaccia Voilè, che per anni fu vero e proprio standard di mercato.

Ettore prosegue la sua narrazione passando in esame gli attacchi, che originariamente erano i normali attacchi soft avvitati su una piastra che a sua volta veniva agganciata all’interfaccia una volta che le 2 parti della split, conclusa la salita, venivano riassemblate nello snowboard per la discesa. La prima rivoluzione fu l’attacco della Spark, costruito appositamente per la Splitboard, e messo sul mercato nel 2006, a cui fece seguito quello della Karakorum nel 2008. A Spark comunque va il merito di aver inventato nel 2013 il sistema di chiusura Tesla, con lo sportellino che abbassandosi chiude e blocca l’attacco, a cui fa seguito nel 2014 la messa sul mercato dell’attacco hard per gli scarponi da scialpinismo Dyno DH. Negli ultimi anni si sono aggiunti anche gli attacchi Union, ditta italiana molto conosciuta nel freestyle che si è dedicata anche a questo aspetto dello snowboard. Gli ultimi arrivati dagli USA sono gli attacchi Phantom, per gli scarponi da scialpinismo, sistema che oltre oceano sta prendendo piede.

Alla serata ha partecipato anche Luca Albrisi, autore del primo libro sulla Splitboard, (Splitboard tra tecnica e filosofia), che ha raccontato le sue esperienze e l’Outdoor Manifesto, idea di un gruppo di persone sul rapporto tra outdoor e sostenibilità della sua frequentazione.

Era presente anche POW (Protect Our Winter) con la rappresentante italiana Linda Schwarz. POW è un’associazione no profit che concentra i suoi sforzi sulla legislazione relativa ai cambiamenti climatici, creata dallo snowboarder americano Jeremy Jones, si impegna a trasformare gli appassionati di outdoor in sostenitori del clima. A tal proposito Linda invita tutti a firmare la petizione per la campagna europea di riduzione del 65% delle emissioni di CO2.

Seguono altri interventi e alla fine quando arrivano i saluti sono passate 2h30m. In tempi di pandemia, con l’obbligo di mantenere le distanze fisiche, ma non sociali, la splitboard e lo snowboard-alpinismo non perdono la capacità di aggregare gli appassionati di montagna e snowboard che hanno nella ricerca, spesso solitaria, dell’outdoor come della montagna selvaggia, le proprie peculiarità. In attesa delle decisioni del Governo sugli impianti sciistici, ci aggrappiamo almeno a pelli di foca e splitboard per continuare a vivere la montagna, o più semplicemente a vivere la nostra passione.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.